17 agosto 2023 •
Il comitato di solidarietà con l’Ucraina e contro il riarmo denuncia fermamente la richiesta di 13 miliardi di franchi per investimenti a favore dell’esercito svizzero. La richiesta è stata formulata lo scorso 17 agosto a Kloten dal comandante di corpo Süssli. I vertici dell’esercito, spalleggiati dalla consigliera federale Amherd, dal Consiglio Federale e dal Parlamento, chiedono tale somma astronomica per “aumentare la capacità di difesa” (Süssli).
Risulta derisoria la posizione del Consiglio federale che ha deciso di prolungare il periodo fino al 2035 «viste le ristrettezze finanziarie previste nei prossimi anni».
Il nostro comitato ribadisce con forza che la guerra in Ucraina, presa a pretesto per questi aumenti vertiginosi di spese militari, mostra in realtà quanto sia inaccettabile il continuo proliferare di armamenti nel mondo. Il popolo ucraino ha il diritto indiscutibile di difendersi dalla brutale aggressione dell’esercito di Putin, ma l’esercito svizzero non può lucrare su questo massacro per giustificare spese faraoniche.
La popolazione svizzera vive anni difficili, e ogni politico non cessa di ripeterlo. In questo contesto le spese militari non solo non dovrebbero aumentare, ma dovrebbero azzerarsi per lasciare queste risorse ai bisogni della popolazione e per dare risposte adeguate (salari, pensioni, sanità, formazione, ambiente). Questa arroganza dimostra, una volta di più, quanto sia necessario costruire un fronte sociale il più largo possibile per contrastare queste scelte. Denunciamo pure il tentativo di sfruttare il dramma ucraino per rafforzare la cooperazione in ambito militare con la NATO. Questa alleanza militare, come tutte le altre presenti sulla scena internazionale, è uno strumento di guerra al soldo delle classi dominanti e non certo a favore della pace tra i popoli.